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JP Morgan al 7% di Telecom

Il sole 24 Ore

03-07-2015  | Link http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-07-03/jp-morgan-7percento-telecom-063815.shtml?uuid=ACvtAAL&refresh_ce=1 Invia Invia mail ad un amico Stampa Stampa

Anche Telefonica, dopo gli altri soci Telco, azzera la partecipazione in Telecom Italia e nel contempo nel capitale spunta come secondo azionista, con una quota vicina al 7%, JP Morgan, la banca d'affari Usa per la quale lavora l'ex direttore del Tesoro ed ex ministro dell'Economia Vittorio Grilli. I due fatti sono collegati. In un comunicato datato 24 giugno, Telefonica aveva infatti annunciato di aver ceduto tutte le azioni Telecom, in ottemperanza agli impegni presi con le Autorità brasiliane per l'acquisizione di Gvt dai francesi.

Una parte delle azioni Telecom, poco più dell'8,2%, era stata girata direttamente a Vivendi, ma restavano ancora le azioni al servizio del convertendo che Telefonica ha emesso un anno fa e con scadenza nel luglio del 2017. Su quella quota inizialmente gli spagnoli avevano mantenuto i diritti di voto, poi sterilizzati per disposizione delle Autorità brasiliane che, alla fine, ne avevano imposto la cessione integrale. Già il 24 giugno il gruppo presieduto da Cesar Alierta aveva comunicato di aver venduto 872 milioni di azioni Telecom Italia, pari al 6,5% del capitale ordinario, a «un'istituzione finanziaria» non meglio precisata per un controvalore di 1.025 milioni di euro (a un prezzo per azione di 1,17 euro). E contemporaneamente Telefonica aveva anticipato che stava predispondendo diversi strumenti di copertura per rientrare in possesso delle azioni Telecom da consegnare a termine, cioè tra due anni, ai detentori del prestito convertendo. Il seguito della storia si è saputo ieri. Telefonica ha infatti stipulato con JP Morgan un contratto total return equity swap che le permetterà, alla data del 19 luglio 2017, di rilevare tra il 5,395% e il 6,474% di Telecom, a seconda del prezzo di conversione, per consegnare le azioni ai bondholder.

JP Morgan detiene quindi oggi il 6,997% del capitale ordinario di Telecom, di cui una quota (lo 0,962%) senza averne i diritti di voto in quanto i titoli sono stati prestati a un terzo soggetto. Di conseguenza la percentuale di capitale ordinario votante che fa capo alla banca americana è del 6,035%, di cui il 4,908% detenuto a titolo di possesso e l’1,127% a titolo di prestatario.

Per Telecom l’effetto finale di tutta questa girandola azionaria è che torna in pista un pacchetto del 6,5% che prima era in “sonno” e che potrebbe avere un peso nel dopo-Telco, ancora in gestazione. Vivendi infatti è il primo azionista col 14,9%, ma non è ancora rappresentato in consiglio. Presto, ma potrebbe trattarsi di metà mese, ci sarà il primo incontro, presumibilmente con presidente e ceo di Vivendi, Vincent Bolloré e Arnaud de Puyfontaine, e gli omologhi in Telecom, Giuseppe Recchi e Marco Patuano. L’appuntamento, non ancora in agenda, dovrebbe essere fissato in occasione della visita in Italia che il vertice della media company transalpina sta programmando per incontrare tutti gli interlocutori, Governo compreso.

«Nei prossimi giorni incontreremo i rappresentanti del gruppo Vivendi come si incontrano i rappresentanti di un grande azionista - ha confermato infatti ieri Patuano, da parte sua - A valle dell’incontro ci saranno molte più possibilità di dimostrare quali saranno i prossimi passaggi», riferendosi alle prossime mosse in materia di governance. Mentre Recchi ha precisato: «Avremo le normali relazioni che si hanno con un azionista importante che si affaccia per la prima volta ai temi della nostra società. Avremo una relazione con i canoni che usiamo con tutti gli altri azionisti».

L’incognita, nell’evoluzione del dopo-Telco, sono le mosse della “nuova Cdp” che da metà luglio, appunto, dovrebbe avere un nuovo vertice con Claudio Costamagna alla presidenza e Fabio Gallia come amministratore delegato. Mentre il consulente del premier Andrea Guerra ha fatto notare che sia Orange che Deutsche Telekom hanno le Cdp dei rispettivi Paesi nell’azionariato e che la nuova squadra dovrà decidere se prendersi delle responsabilità, ieri i piccoli azionisti/dipendenti dell’Asati hanno preso posizione, con una lettera aperta rivolta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a favore di un ingresso della Cassa nel capitale di Telecom, «con una percentuale almeno del 10%». Per diversi motivi. Perchè è chiaro che «senza l’apporto decisivo di Telecom Italia il nostro Paese non potrà raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale europea». Ma anche per la «sicurezza nazionale», dal momento che l’incumbent detiene asset strategici come la rete nazionale e quella internazionale di Sparkle.

Per il resto l’azienda va avanti per la sua strada. «Stiamo lavorando ventre a terra sullo sviluppo della banda ultralarga», ha assicurato Recchi. Mentre Patuano ha detto che l’accordo commerciale con Mediaset, sulla falsariga di quello stretto con Sky, è alle battute finali: «Siamo molto vicini, siamo ai dettagli». La logica però è sempre la stessa: fare di Telecom «una piattaforma aperta per la distribuzione di contenuti premium».

Antonella Olivieri

   
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